Lavoro e Contratti a termine a causali

Il Decreto Rilancio (D.L. n. 34/2020), pubblicato su Gazzetta Ufficiale il 19 maggio, ha apportato alcune rilevanti novità al regime delle proroghe e dei rinnovi dei contratti di lavoro a tempo determinato, prevedendo espressamente, all’art. 93: “ 1. In deroga all’articolo 21  del  decreto  legislativo  15  giugno 2015, n. 81, per far fronte al riavvio delle attività in conseguenza all’emergenza epidemiologica da COVID-19, è  possibile  rinnovare  o prorogare fino al 30 agosto 2020 i contratti di lavoro subordinato  a tempo determinato in essere alla data del 23 febbraio 2020, anche  in assenza delle condizioni di cui all’articolo 19, comma 1, del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81”.

Va anzitutto ricordato che il Decreto Dignità (D.lgs. 81/2015, convertito in L. n. 96 del 09.08.2018) ha introdotto, all’art. 19, la regola generale per cui, la stipula del primo contratto di lavoro a tempo determinato “a-causale” possa avvenire solo ed esclusivamente per un periodo di durata non superiore ai 12 mesi, fermo restando che il contratto può avere una durata superiore ai 12 mesi, ma comunque non eccedente i 24 mesi complessivi, solo in presenza di almeno una delle seguenti condizioni, che dovranno essere specificate nel contratto stipulato tra le parti: a) esigenze temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività, ovvero esigenze sostitutive di altri lavoratori; b) esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell’attività ordinaria.

L’art. 21 (Proroghe e Rinnovi) del medesimo Decreto prevede che, entro detti limiti temporali, il contratto possa essere rinnovato solo a fronte di queste ultime condizioni e che possa essere prorogato (per un massimo di quattro volte) liberamente nei primi 12 mesi e, successivamente, solo in presenza delle condizioni medesime.

Con il Decreto Rilancio, dunque, il legislatore ha inteso introdurre, in via di eccezione, un regime temporaneo di a-causalità per tutti i datori di lavoro e gli utilizzatori (dei lavoratori somministrati) che, fino al prossimo 30 agosto 2020, intendano procedere con la proroga o il rinnovo dei contratti a termine, pur limitandone l’applicabilità ai soli contratti in essere alla data del 23 febbraio scorso.
Allo stato attuale, fatte salve eventuali modifiche che il legislatore potrebbe introdurre con la legge di conversione, rimangono dunque esclusi dall’applicazione di tale regime temporaneo i contratti scaduti prima del 23 febbraio, i contratti stipulati dopo il 23 febbraio, nonché i contratti rinnovati dopo la data del 23 febbraio e scaduti prima che entrasse in vigore il Decreto Rilancio (19 maggio).

Peraltro, anche con riferimento ai casi in cui è possibile avvalersi del regime agevolato, sono sorte alcune questioni interpretative sulla nuova disciplina.
Il Decreto, infatti, non chiarisce se il 30 agosto 2020 debba essere la data ultima per la sottoscrizione di un accordo di proroga o rinnovo, la cui durata potrà raggiungere quella prevista dalle regole ordinarie, o se, invece, costituisca il giorno entro cui deve scadere il contratto.

La brochure informativa sul Decreto Rilancio, pubblicata dal Ministero del Lavoro in data 25 maggio, pare risolvere questo dubbio interpretativo, propendendo per quest’ultima interpretazione. Nelle slide pubblicate dal Ministero si prevede, infatti, espressamente, che la durata di eventuali rapporti di lavoro a termine, prorogati o rinnovati in base all’art. 93 del Decreto Rilancio, non potrà eccedere la data del 30 agosto 2020. 
Il Ministero non risolve, peraltro, un altro problema interpretativo che riguarda l’inciso iniziale della norma in esame, laddove di prevede che la facoltà di non apporre la causale viene riconosciuta “per far fronte al riavvio delle attività in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da Covid-19”.

Non è chiaro, infatti, se con tale inciso si voglia intendere che il regime di a-causalità riguardi tutte le imprese o solo quelle che hanno l’esigenza di far ripartire l’attività dopo l’emergenza sanitaria.
Sarà prudente, pertanto, attendere la conversione del Decreto in legge, verificando se il legislatore manterrà o meno questa frase, ovvero intervenga a chiarirne gli aspetti. Certamente, in questa fase di ripresa, da più parti si è sollevato l’auspicio dell’adozione da parte del legislatore di eccezioni alla regola più estensive di quelle sino ad oggi intraprese, potendo in tal caso, i rapporti a tempo determinato, costituire uno strumento di flessibilità utile alla gestione della situazione di incertezza connessa alla ripresa del sistema economico.