La responsabilità del dipendente che rifiuta di indossare la mascherina sul posto di lavoro

Con il presente articolo si vuole commentare una recente ed interessante sentenza del Tribunale di Venezia, sezione Lavoro, che si è pronunciato sulla legittimità della sanzione disciplinare irrogata ad un dipendente che si era rifiutato di indossare la mascherina sul luogo di lavoro. La causa era stata azionata proprio dall’azienda al fine di far accertare e dichiarare dal Giudice la legittimità della sospensione dal lavoro e dalla retribuzione comminata al lavoratore rifiutatosi di indossare la mascherina sul luogo del lavoro. Il datore di lavoro sosteneva di aver agito nel rispetto dell’art. 2087 c.c., che prescrive che l’imprenditore adotti, nell’esercizio dell’impresa, le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro, e di aver imposto, tramite il regolamento aziendale, l’utilizzo della mascherina quale strumento di prevenzione contro la diffusione del virus SARS-COVID19, che, se contratto in ambito lavorativo, rientra nell’ambito degli infortuni sul lavoro.

Infatti, il SARS-COV-2 è stato classificato come agente patogeno per l’uomo del gruppo di rischio 3) ex art. 267 d. lgs. 81/2008, ovvero la categoria che “comprende microrganismi patogeni che possono causare malattie nell’uomo e costituire un serio rischio per i lavoratori, possono propagarsi nella comunità ma, di norma, sono disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche” e, ai sensi della direttiva UE 2020/739 del 03.06.2020, che modifica l’allegato III della direttiva 2000/54/CE è stato inserito nell’elenco degli agenti biologici di cui è noto che possono causare malattie infettive nell’uomo.
Queste misure rappresentano norme speciali, che non escludono, bensì rafforzano il sistema generale di tutela di cui all’art. 2087 c.c.

Per tale motivo, si deve ritenere che al datore di lavoro sia non solo consentito, ma addirittura imposto di adottare, ai fini della tutela delle condizioni di lavoro, le misure tassativamente previste dalla legge in relazione alla specificità dell’attività esercitata, oltre a quelle generiche dettate dalla comune prudenza e a quelle che in concreto si rendano necessarie per la tutela della sicurezza del lavoro. Secondo la giurisprudenza, peraltro, l’adattabilità dei contenuti dell’art. 2087 c.c. ai tempi che mutano con l’evolvere delle dinamiche sociali ed economiche, determina l’esclusione della responsabilità datoriale esclusivamente nell’ipotesi in cui le evidenze scientifiche e tecniche non consentano di adottare adeguate misure precauzionali. Nel contesto odierno, però, pur se permangono alcune incertezze, si può affermare che alcuni strumenti ed accorgimenti consentono senza dubbio di contenere la diffusione del virus: tra questi, la mascherina a protezione di naso e bocca.
Ecco perché il Tribunale di Venezia, sezione lavoro, con sentenza del 4 giugno 2021, ha accolto il ricorso proposto dal datore di lavoro, ritenendo che la sanzione disciplinare inflitta al dipendente fosse pienamente legittima.

Avv. Silvia Rizzo