Il superminimo ed il principio dell’assorbimento

Il superminimo individuale è una maggiorazione alla retribuzione del singolo lavoratore che viene liberamente riconosciuta dal datore di lavoro rispetto a quanto previsto, sulla base dell’inquadramento riconosciuto, dal contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) applicato al rapporto.

Normalmente questa maggiorazione viene riconosciuta:

1. nel momento genetico del rapporto, quando il datore di lavoro vuole assicurarsi un determinato lavoratore in quanto, ad esempio, in possesso di determinate abilità professionali, contatti commerciali, abilitazioni, ecc.;
2. nel momento funzionale del rapporto sulla base dei meriti acquisiti dal lavoratore, ad esempio, per incremento di fatturato, acquisizione di clientela, sviluppo dei prodotti, scoperte e innovazioni ecc.

Rispetto alla dinamica della retribuzione riconosciuta dal CCNL al lavoratore nel corso del tempo, il superminimo può essere:

1. Assorbibile se, appunto, esso viene ridotto mano a mano che la retribuzione del CCNL aumenta nel corso del tempo;
2. Non assorbibile se, al contrario, esso rimane insensibile all’aumentare della retribuzione prevista dal CCNL.

Per comprendere quest’ultimo concetto si può fare questo esempio:

Se il superminimo individuale, riconosciuto mensilmente, è di 100 euro e, ad un certo punto, il CCNL prevede un aumento della retribuzione di euro 30 mensili:

1. Nel caso di superminimo assorbibile, a partire dal mese dell’aumento di euro 30, il superminimo individuale si ridurrà in misura corrispondente (100-30) a 70 euro;
2. Nel caso di superminimo non assorbibile al lavoratore continuerà ad essere erogata la somma di euro 100,00 alla quale si aggiungerà, dal mese dell’entrata in vigore dell’aumento previsto dal CCNL, l’incremento della retribuzione mensile di euro 30,00.

Nella sentenza in commento la Corte di Cassazione ribadisce, in tema di superminimo, alcuni concetti molto importanti sulle regole dell’assorbimento. Capita spesso, infatti, che quando il lavoratore agisce in giudizio per vedersi riconosciuta una retribuzione più alta (ad esempio chiedendo il riconoscimento di un livello di inquadramento superiore) il datore di lavoro eccepisca, in caso di accoglimento della domanda, l’assorbimento dell’aumento retributivo conseguente l’eventuale accoglimento della domanda proposta dal dipendente con il superminimo riconosciuto al medesimo.

Ebbene, sul tema, la Cassazione in commento ha precisato che:

1. Esiste la seguente regola generale: “il cosiddetto superminimo, ossia l’eccedenza retributiva rispetto ai minimi tabellari, individualmente pattuito tra datore di lavoro e lavoratore, è soggetto al principio dell’assorbimento, nel senso che, in caso di riconoscimento del diritto del lavoratore a superiore qualifica, l’emolumento è assorbito dai miglioramenti retributivi previsti per la qualifica superiore”
2. Rispetto alla regola esiste una eccezione che si verifica quando “le parti abbiano convenuto diversamente o la contrattazione collettiva abbia altrimenti disposto”. Sempre la citata sentenza ha chiaramente statuito, infatti, che “ai fini della ricostruzione della volontà negoziale deve essere valutato il comportamento delle parti anche successivo alla conclusione del patto relativo, tanto che questa Corte ha confermato, ad esempio, la decisione di merito che aveva desunto la volontà delle parti di considerare il superminimo non assorbibile dal fatto che esso era rimasto inalterato nel tempo, nonostante gli incrementi retributivi intervenuti nel corso del rapporto di lavoro in occasione dei rinnovi contrattuali (v. Cass. n. 14689 del 2012, che richiama Cass. n. 1899 del 1994)”. 

Se, di conseguenza, il superminimo viene anche definito assorbibile al momento del suo riconoscimento ma, successivamente, nel corso del tempo, esso rimane inalterato, insensibile agli aumenti conseguenti i rinnovi del CCNL, esso, nei fatti, esprime la volontà delle parti di considerarlo non assorbibile. Di conseguenza, in queste situazioni, nel caso di controversia avanzata dal lavoratore e finalizzata al riconoscimento di una più elevata retribuzione, il datore di lavoro non potrà vedere diminuita l’eventuale condanna al pagamento delle citate differenze invocando il principio della assorbibilità del superminimo.

Avv. Alessio Veggiari