Diritto-dovere di visita da parte del genitore del figlio minore

È incoercibile in via indiretta il diritto-dovere di visita da parte del genitore del figlio minore. Questa è la sostanza del provvedimento adottato dalla Corte di Cassazione, Sez. I, con la recente ordinanza del 6 marzo 2020:

“Il diritto-dovere di visita del figlio minore che spetta al genitore non collocatario non è suscettibile di coercizione neppure nella forma indiretta di cui all’art. 614 bis c.p.c. trattandosi di un potere funzione che, non sussumibile negli obblighi la cui violazione integra ai sensi dell’art. 709 ter c.p.c. una “grave inadempienza”, è destinato a rimanere libero nel suo esercizio quale esito di autonome scelte che rispondono, anche nell’interesse superiore del minore, ad una crescita sana ed equilibrata”.

Il caso portato all’attenzione della Suprema Corte traeva origine da una sentenza di primo grado, confermata dalla Corte d’Appello de L’Aquila, con la quale veniva sanzionato ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 614 bis c.p.c. l’inadempimento di un padre agli obblighi di visita fissati -quanto a tempo e modalità- per regolamentare gli incontri col figlio minore a seguito dell’accoglimento della domanda di accertamento della paternità naturale proposta dalla madre (nello specifico 100 euro per ogni futuro inadempimento).

Il ricorrente, con l’impugnazione del provvedimento, ha denunciato la violazione e falsa applicazione dell’art. 614 bis in combinato disposto con l’art. 709 ter comma 2 c.p.c., assumendo che le misure di coercizione indiretta di cui all’art. 614 bis non possono essere applicate al dovere di visita del genitore non collocatario, competendo a questi un diritto potestativo, rimesso cioè alla sua disponibilità e pertanto non coercibile né sanzionabile ai sensi di tale norma.

Per chiarezza, l’art. 614 bis comma 1 prevede che il Giudice, con il provvedimento di condanna all’adempimento di obblighi diversi dal pagamento di somme di denaro, fissi, su richiesta di parte, la somma di denaro dovuta dall’obbligato per ogni violazione o inosservanza successiva, ovvero per ogni ritardo nell’esecuzione del provvedimento.

L’art. 709 ter comma 2, introdotto con la l. 54/2006 sull’affido condiviso, stabilisce che in caso di gravi inadempienze o di atti che comunque arrechino pregiudizio al minore od ostacolino il corretto svolgimento delle modalità dell’affidamento, il giudice possa modificare i provvedimenti in vigore, nonché anche congiuntamente: 1) ammonire il genitore inadempiente; 2) disporre il risarcimento dei danni, a carico di uno dei genitori, nei confronti del minore; 3) disporre il risarcimento dei danni, a carico di uno dei genitori, nei confronti dell’altro; 4) condannare il genitore inadempiente al pagamento di una sanzione amministrativa pecuniaria.

Il provvedimento in esame, in accoglimento dell’impugnazione, asserisce che il diritto-dovere di visita del genitore:

1. nella sua declinazione “attiva”, da un lato è tutelabile rispetto alle violazioni e inadempienze dell’altro genitore nei termini di cui all’art. 709 ter, da l’altro lato che è abdicabile da titolare;
2. nella sua declinazione “passiva” di dovere resta fondata sulla autonoma e spontanea osservanza dell’interessato e, pur nell’assolta sua finalità di favorire la crescita equilibrata del figlio integrativa dell’indicato munus, non è esercitabile in via coattiva dall’altro genitore.

La Corte affonda tale principio da un lato sull’orientamento giurisprudenziale già in essere e, dall’altro, sulle pronunce della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che hanno evidenziato la necessità di un rigoroso controllo sulle “restrizioni supplementari” apportate dalle autorità al diritto di visita, che comporterebbero il rischio di troncare le relazioni familiari fra un minore e uno o entrambi i genitori, pregiudicando così il preminente interesse del figlio stesso. Nella pronuncia in esame, la Cassazione asserisce che il dovere di visita del figlio è espressione della capacità di autodeterminazione del soggetto, che va rimesso alla sua libera e consapevole scelta, nell’ambito di una discrezionalità che trova il limite nell’interesse tutelato.

Dall’incoercibilità del diritto-dovere di visita, la Corte fa discendere l’inapplicabilità dell’art. 614 bis, che avrebbe, quale ulteriore difetto, quello di monetizzare in via preventiva e, di conseguenza, di banalizzare uno dei doveri essenziali del genitore verso il figlio. 

Esclude poi che il provvedimento oggetto di censura sia legittimabile ai sensi dell’art. 709 ter comma 2, che ha previsto la sanzionabilità/risarcibilità a fronte di un danno già integrato dalla condotta di uno dei genitori, e non una coercizione preventiva e indiretta di un dovere nel caso di una sua inosservanza futura. L’incoercibilità in via indiretta del diritto-dovere di visita, non esclude tuttavia che nel caso in cui il comportamento sanzionato permanga, non possano modificarsi i provvedimenti in tema di affidamento, che possono spingersi sino alla decadenza della responsabilità genitoriale con affido esclusivo all’altro genitore, salve la responsabilità penai per la violazione degli obblighi di assistenza familiare.

Avv. Cristina Massocco